Linee.

Da una settimana ormai ho iniziato a frequentare l’università, studio design industriale. Ho già imparato molte cose interessanti. 

La cosa che però mi ha illuminato è una linea.

Ci fanno riempire fogli di linee. Può sembrare sciocco e inutile ma invece mi ha veramente dato da pensare.

Si tirano linee fondamentalmente per educare la mano, per migliorare il tratto e di conseguenza disegnare sempre meglio.

Più linee tiri e più migliori, però non arriverai a tirare una linea completamente dritta, conserverà comunque piccole imperfezioni causate dalla mano. 

La lezione è grandiosa, dipende tutto da noi stessi: più ci impegniamo e più avremo risultati migliori, potremo sempre migliorare perché non si raggiunge mai la perfezione, questo è il bello della vita, non c’è il momento in cui non possiamo essere migliori dell’attimo prima. Tenderemo sempre più alla perfezione ma senza mai raggiungerla, si potrà sempre migliorare qualunque sia il nostro livello. Questo dovrebbe tenerci motivati per il resto della vita, qualunque cosa si faccia.

Zen.Consapevolezza. Semplicità

Ormai è quasi un anno che mi sono interessato allo zen. Ho notato che ho iniziato ad acquistare maggiore consapevolezza di me stesso. Proprio così, mi sto conoscendo! Il che è fantastico. Ho un maggiore focus su me stesso.

Conoscendomi meglio vedo con più chiarezza ciò che mi interessa, so cosa mi piace fare e ho ben definiti i miei obiettivi! So quali sono le mie priorità.

Grazie a questa nuova consapevolezza so cosa mi è necessario. Ho la grande possibilità di eliminare tutto ciò che è superfluo, lasciando spazio a cosa è importante per me. Non è una questione di essere minimalisti, questo può essere una conseguenza, si tratta di diventare pienamente se stessi, di eliminare ciò che non fa parte di noi.

Proprio per questo motivo ho imparato ad apprezzare la semplicità, perché la semplicità sottolinea il significativo, l’essenza, ciò che è importante.

I dieci principi del buon design.

Dieter Rams ha influenzato il design industriale moderno più di ogni altro. Molte delle creazioni del noto designer della Braun sono diventate leggendarie come il giradischi SK 61 o la mitica calcolatrice alla quale Apple si è ispirata. Quindi ecco qui i suoi dieci principi per ottenere il buon design.

  1. Il buon design è innovativo. le possibilità per innovare non sono, ad ogni modo, esaurite. Lo sviluppo tecnologico offre sempre nuove opportunità per il design innovativo. Il design innovativo si sviluppa in tandem con la tecnologia, non può mai essere fine a se stesso.
  2. Il buon design rende un prodotto utile. Un prodotto è comprato per essere usato. Deve soddisfare certi criteri, non solo funzionali ma anche estetici e psicologici. Il buon design enfatizza l’ utilità di un prodotto mentre trascura tutto ciò che può possibilmente sminuirla.
  3. Il buon design è estetico. La qualità estetica di un prodotto è integrale alla sua utilità perché i prodotti che usiamo ogni giorno influenzano la nostra persona e il nostro benessere. Ma solo gli oggetti eseguiti con cura posso essere belli.
  4. Il buon design aiuta a comprendere un prodotto. Chiarifica la struttura del prodotto. Meglio, fa parlare il prodotto. Migliore in assoluto, è auto-esplicativo.
  5. Il buon design è discreto. I prodotti che soddisfano uno scopo sono come strumenti. Non sono ne decorativi ne opere d’ arte. Il loro design dovrebbe essere sia neutrale sia contenuto, per lasciare spazio di espressione all’ utente.
  6. Il buon design è onesto. Non fa sembrare un prodotto più innovativo, potente o di valore di quello che realmente è. Non cerca di manipolare il cliente con promesse che non può mantenere.
  7. Il buon design è duraturo. Evita di apparire alla moda e quindi non appare mai vecchio. A differenza del design alla moda, dura molti anni.
  8. Il buon design lo è fino all’ultimo dettaglio. Niente deve essere arbitrario o lasciato al caso. Cura e attenzione nel processo di design mostrano rispetto per il consumatore.
  9. Il buon design è attento all’ambiente. Il design da un importante contributo nel preservare l’ambiente. Conserva le risorse e minimizza l’inquinamento fisico e visivo attraverso il ciclo vitale del prodotto.
  10. Il buon design è meno design possibile. Torna alla purezza, torna alla semplicità. Meno, ma meglio. Perché ci si concentra sugli aspetti essenziali, e i prodotti non sono caricati del non essenziale. Torna alla purezza, torna alla semplicità.

La semplicità secondo Apple.

Perchè riteniamo che ciò che è semplice è valido ? Perchè di fronte ai prodotti materiali dobbiamo sentire di poterli dominare. Ridurre all’ ordine la complessità significa riuscire a fare in modo che  il prodotto ti ceda. La semplicità non è solo questione di stile visivo. Non è mero minimalismo o assenza di confusione. E’ qualcosa che implica lo scavo negli abissi della complessità. Per essere realmente semplici, bisogna essere realmente profondi. Se decidi che in un oggetto non ci devono essere viti, per esempio, puoi finire per trovarti alle prese con un prodotto estremamente intricato e complesso. La cosa migliore è esplorare la via della semplicità fino in fondo, capirne ogni apsetto, nonchè l’ intima costituzione. Per eliminare da un prodotto le parti inessenziali occorre comprenderne in profondità l’ essenza. Jony Ive sulla semplicità.

Semplice è meglio

Semplice è meglio. 

Non è una sentenza ma un osservazione:

Il motore di ricerca più utilizzato (google) nella sua schermata principale ha solamente una barra in cui scrivere ciò che si vuole cercare e la scritta google.

Una delle aziende più profittevoli e famose al mondo (Apple) ha fatto della semplicità (estetica, utilizzo..) il suo marchio di fabbrica. (Consiglio di leggere “Insanely simple” di Ken Segall a chiunque sia interessato all’ argomento)

 I vestiti di Armani hanno spesso uno stile minimal.

Il progredire della tecnologia tende a semplificare il processo di utilizzo e le forme dei dispositivi.

Il bauhaus (la prima scuola di design) prediligeva la semplicità delle forme.

Il minimalismo sta prendendo piede perchè possedere meno ci libera e ci da più tempo per ciò che è veramente importante.

La troppa scelta ci frena ( “Il paradosso della scelta” di Barry Schwartz)

L’ attenzione delle persone è limitata quindi è importante dire molto con poco.

L’ innovazione semplice.

Di recente ho letto “Innovator’s dilemma”. Questo magnifico libro (che consiglio a tutti) ha confermato le mie convinzioni sulla bontà della semplicità. L’ autore inizia spiegando due modi differenti per innovare, l’innovazione progressiva che viene realizzata apportando piccoli e continui miglioramenti a un certo prodotto e l’innovazione scardinante quando viene immesso nel mercato un prodotto totalmente nuovo. L’ innovazione scardinante è molto più potente perché rompe gli schemi, crea attorno a se un ecosistema completamente moderno: attività differenti, nuove abitudini, nuovi mercati.

Studiando varie società in industrie differenti l’autore ha notato un processo che si ripeteva pressoché in modo invariato in tutti i casi analizzati: le grandi aziende non riuscivano a cogliere il potenziale delle innovazioni scardinanti perché spesso erano prodotti troppo SEMPLICI e diversi rispetto ai prodotti del momento e non avrebbero mai potuto ingolosire i consumatori…

Di conseguenza altre piccole aziende soppiantavano le grandi aziende sviluppando quei prodotti scardinati.

Veniamo al dunque: in tutte le industrie le innovazioni scardinanti avvengono con prodotti che sono più semplici, affidabili ed economici.

Pensiamo al caso del telefono: una volta i telefoni erano enormi ed appesi al muro, ora ci sono i cordless. I primi cellulari erano più simili, per dimensioni, alle cabine telefoniche e ora ci sono smartphone supersottili facili da usare.

L’ innovazione vuole essere semplice.